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the bus

  1. “Art is a play with distance and focus; art never arrives and is never in focus.

  2. Art and artists do not exist.

  3. Art and artists do exist."

  (autore ignoto dall’iperspazio)

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L’autobus è fatto per partire, andare lontano, lasciarsi la città alle spalle e vederla diventare sempre più sottile, esile, trasparente.

L’autobus è fatto per le strade polverose, per dimenticare le geometrie taglienti dei palazzi e dei semafori, il trambusto delle macchine.

Tutte quelle vite incollate, pronte a dimenticare il confine.
L’autobus è fatto per far sparire la città.

Nei paesi piccoli non c'era la corriera: li attraversavi a piedi, in poco tempo potevi spaccare da una parte all’altra tutta la superficie urbana, vivendo in una manciata di minuti tutte le sfumature umane e architettoniche su cui era costruita. 

Che grande giostra, la città, per quanto piccola si mostri.

Il bus, invece, ti portava lontano, dove diventavi "lo straniero".
"U forestier", come si dice in terra dauna - sapeva di baccanali e di terre sconfinate, questa vicinanza tra le due parole - foresta e
 forestiero, straniero.

Che grandi dispositivi, i dialetti, per quanto persi nei loro particolarismi.

Col bus si andava via – nei paesi piccoli i treni non passavano quasi mai, figurarsi se si fermavano.

Se lo facevano, parevano intenzionati a farti pagare lo scotto di essersi dovuti fermare in un posto così insignificante, qualcosa che non fosse una vera città. 
Definitivamente i treni erano troppo cari per viaggiare: si andava via col bus, lasciando il paese poco a poco, per le strade che di colpo si aprivano alla campagna, ai campi di terra bruna - i girasoli e gli ulivi come schiaffi di colore dentro a quei paesaggi aridi.

Chi andava via di casa arrivava a una città: per lei fu Bologna, dove scopriva il bus urbano - con le sue storie sessantottine di “biglietto libero per tutti”, i capolinea che sanno di tristezza e non sai perché, i matti che li abitano con le loro splendide ossessioni, tutte quelle vite trasportate avanti e indietro per la città, fianco a fianco, senza mai sapere nulla dell’altro. 


Sono rare le chiacchiere sul bus in città, mica come le corriere che prendono il largo dai paeselli, dove durante il viaggio ci si raccontava un’intera vita e quella futura.

Non aveva ancora capito se li amava o no, i bus di città.

Quello che però la faceva arrabbiare è che quando li guardi tutto nel loro aspetto pare una promessa di portarti lontano. Via, lontano.


Ma poi si incasinano, e restano intrappolati tra le maglie di questa grande ragnatela che è la città.

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